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Bun dè

09.11.2016
Indice

È una mattina di sole e di neve - tanta neve - in Val di Fassa. Con gli sci o lo snowboard in spalla può capitare di incontrare per strada qualcuno che saluta dicendo ‘Bun dè’. È Ladino, e significa buongiorno. Benvenuti in Val di Fassa!

Da queste parti la natura è sovrana, le montagne sono divinità che sorvegliano le valli e la gente è cortese, solidale e poco ciarliera, ma basta parlare di vette e alpinismo che – come per magia – i cuori si sciolgono.

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‘Ciaspolando’ fra parchi e neve

È nei momenti di relax - seduto da qualche parte per recuperare le forze fra una pista e l’altra - che il visitatore alza la testa e rimane a bocca aperta. Si trova, infatti, in un autentico santuario delle montagne, dove apprezzare dal vivo la maestosità della natura. Qui ci si sente quasi insignificanti, osservando come la natura della Val di Fassa abbia saputo creare dorsali altissime e boschi a perdita d’occhio. Un senso di vastità che ha ispirato coraggiosi alpinisti in epoche in cui affrontare certe pareti - con attrezzature rudimentali - era un’impresa titanica, ma che ha suggestionato anche scrittori e poeti.

Sono molti i luoghi da visitare in Val di Fassa per quanti desiderano stare a contatto con la natura, anche d’inverno, magari sperimentando il modo più antico per addentrarsi nel cuore dei boschi: con le ciaspole. Si tratta di racchette da neve che anticamente erano realizzate in legno e avevano una forma molto simile a delle racchette da tennis, ma da calzare ai piedi. Grazie alle nuove tecnologie e all’interesse crescente di molti appassionati, le ciaspole oggi hanno forme moderne e futuristiche. Forse mancano un po’ di poesia, ma garantiscono un passo agile sulla neve fresca! Con le ciaspole ben calzate si può procedere alla scoperta dei Parchi Provinciali di Paneveggio-Pale di San Martino, un’area protetta che si estende per la bellezza di 20 chilometri quadrati. Sotto le nevi – che creano un colpo d’occhio straordinario – si nascondono i pregiati abeti rossi, gli imponenti abeti bianchi, i larici, i faggi e caratteristici pini cembri. Un vero e proprio paradiso per gli animali che qui possono vivere serenamente, rispondendo alle sole regole della natura. Ci si può imbattere in cervi, camosci, caprioli, marmotte, scoiattoli, volpi, tassi e persino negli stambecchi che sono stati reintrodotti solo in tempi recenti. Sempre ‘ciaspolando’ si può visitare l’Oasi di Sciliar-Catinaccio, al cui interno si trova la vetta del Rosengarten, abbracciata da sterminati boschi di conifere e pini che incorniciano il suggestivo laghetto di Fiè. In quest’area vivono animali protetti come l’aquila reale e il corvo imperiale. Chi invece desidera un rendez-vous davvero unico con la natura non deve farsi sfuggire l’occasione e addentrarsi nella Riserva Integrale di Lusia-Bocche. L’accesso è limitato e il visitatore è vincolato a seguire un percorso ben segnalato, dal quale non si può uscire. Il concept di riserva integrale è nato negli anni sessanta e prevedeva la nascita di aree in cui non fosse ammesso alcun intervento umano, dove la natura potesse essere totalmente libera per fini di studio. Lo spettacolo al quale si assiste è quello di una foresta contorta e un sottobosco intricato, libera espressione della natura alpina. La riserva di Lusia Bocche è nata nel 1974 e ad oggi, pur non essendo la più vecchia d’Italia, ci restituisce l’esatta fotografia di un luogo naturale che da oltre quarant’anni non vede l’intervento umano.