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Sharm el Sheikh: Il fascino del deserto nella penisola del Sinai

08.09.2015
Indice

Lontana dai fasti e dalla magia dei faraoni, la penisola del Sinai ha ugualmente scritto pagine importanti di storia. La memoria collettiva corre immediatamente ai racconti biblici e agli episodi dell'Esodo; il miracoloso passaggio del popolo ebraico attraverso le acque del Mar Rosso e la consegna a Mosè delle Tavole dei Comandamenti sul Monte Sinai sono momenti fondamentali per la storia della civiltà ebraica e per quella cristiana, così come altrettanto celebri sono le battaglie dei crociati e le guerre di conquista per questa porzione di territorio.

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Qui, ancora oggi, seguendo le tracce di queste vicende si possono fare incontri straordinari e scoprire paesaggi di una bellezza senza tempo. Durante i millenni, la penisola del Sinai, una lunga lingua di terra fra il Golfo di Suez e quello di Aqaba, ha unito, e talvolta diviso, l'Asia e l'Africa e ha costituito uno dei nodi fondamentali di traffico delle merci fra i due continenti. Chi si trova ad attraversare questa distesa di rocce e sabbia, non può che rimanere colpito dallo spazio sterminato che si perde fino all'orizzonte e dal silenzio che lo riempie, interrotto soltanto dalla voce del vento che spazza via qualsiasi contatto con la nostra quotidianità. I beduini con i loro cammelli e le poche oasi che appaiono magicamente in questa suggestiva monotonia, sono i segni di una vita che prosegue uguale a sé stessa dagli albori della civiltà.

La pace di Santa Caterina

Osserviamo tutto questo mentre ci dirigiamo al Monastero di Santa Caterina, situato alle pendici del Monte Sinai a 1500 metri d'altezza. Siamo lontani centinaia di chilometri dalle gigantesche colonne dei templi di Luxor e di Karnak, dalle imponenti statue poste a guardia di Abu Simbel, dalle misteriose piramidi di Giza, eppure riusciamo ad avvertire anche qui quell'atmosfera gravida di storia che aleggia in tutto l'Egitto.

Quello di Santa Caterina è il più antico monastero cristiano esistente ed è considerato un luogo sacro da tutte le tre principali religioni monoteiste; dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 2002, risale al VI secolo e conserva al suo interno preziose icone. Ciò che colpisce anche il viaggiatore più distratto è però la perfetta armonia che si crea fra la struttura e l'ambiente circostante, dove i colori della roccia illuminati dal sole confondono l'opera dell'uomo da quella della natura.

Sulla strada per Dahab

Verso Dahab, un piccolo villaggio un po' hippy sulla costa orientale della penisola, alcune rocce blu seminate qua e là attirano la nostra attenzione. Non si tratta di un miraggio ma di un'immensa installazione dell'artista belga Jean Verame, che ha dipinto alcuni massi dalle forme morbide che costeggiano la strada; l'opera vuole ricordare a chiunque passi di qui la pace faticosamente raggiunta dopo il conflitto del '67 tra Egitto e Israele. Proseguendo verso nord, ci addentriamo in quello che oggi viene chiamato 'Canyon colorato', un intreccio di sentieri che corre fra altissime pareti di roccia arenaria su cui il paziente lavoro dell'acqua e del vento ha creato cascate di colore che vanno dal rosso al giallo, dal verde al blu.

Terra d'avventure

Prima di noi, fenici, bizantini, crociati e arabi sono arrivati sull'Isola del Faraone, un piccolo pezzo di terra a qualche decina di metri dalla costa egiziana sul golfo di Aqaba, sulla quale è stata costruita unafortezza utilizzata nei secoli da mamelucchi e ottomani. Qui Thomas Edward Lawrence scrisse alcune pagine meravigliose e si riposò dalle fatiche del deserto con i suoi uomini. Personaggio di grande fascino, eroe di indimenticabili avventure, morì misteriosamente alla fine della sua carriera diplomatica dopo aver snobbato la Corona inglese. Thomas Edward Lawrence fu consegnato alla storia da David Lean, Peter O'Toole e Omar Sharif con il film del 1962 che prese titolo dal suo leggendario pseudonimo, Lawrence d'Arabia.

Il thé nel deserto

Perplessi accettiamo un bicchiere di caldissimo thé alla menta; il tramonto è ormai vicino ma il caldo ci ricopre ancora in maniera decisa. Sorseggiandolo ci chiediamo come possa resistere ai potenti raggi del sole il beduino che ci ha servito la fumante bevanda e che è ricoperto da una lunga tunica dall'aspetto alquanto pesante. Forse per l'emozione della passeggiata sul dorso dei cammelli e del paesaggio che si ammira intorno, forse per la freschissima sensazione donata dal thé, un brivido freddo percorre il nostro corpo. Il sole sta scendendo, il giallo di qualche ora fa si è trasformato in un rosso pieno, infuocato, alcuni bambini giocano in lontananza intorno alle spesse tende di stoffa dietro alla quali si scorge un pick- up di ultima generazione. Gli ultimi raggi infuocano la roccia che si prepara a godere della quiete della notte.