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Viaggio in Oman: le riserve naturali
A tutta natura
La posizione geografica in cui si trova l'Oman, in particolare il versante nord che si affaccia sull'omonimo Golfo, rende la zona costiera del Sultanato una delle mete privilegiate dagli amanti delle immersioni e dello snorkeling di tutto il mondo.
Isole e coralli
Durante il nostro viaggio in Oman abbiamo avuto la possibilità di visitare alcune aree protette, tra cui la Riserva Naturale di Al-Dimaniyat e alcune delle sue isole, Wilayat Al Seeb e Wilayat Barka, circa 20 km al largo della costa di Barka e 70 km a ovest di Muscat. La superficie totale della Riserva è di oltre 100 ettari, incluso l'arcipelago, che comprende nove piccole isole circondate da acque cristalline e con spiagge incontaminate di sabbia bianca. Il patrimonio naturale è ricchissimo e include diversi tipi di barriera corallina, alcuni dei quali piuttosto rari.
Nel 1984, la Riserva è stata riconosciuta a livello internazionale e inserita nel programma Great Barrier Reef, per la tutela del patrimonio corallino mondiale. Le isole, inoltre, costituiscono l'habitat ideale per la deposizione delle uova da parte di diverse colonie di tartarughe marine, oltre ad essere meta stagionale di stormi di uccelli migratori come l'Aquila Imperiale e l'Aquila Anatraia.
Tra mare e terra
Tra le isole su cui vale la pena fermarsi segnaliamo Kharabah, Huyoot e Al Jabal: qui troverete alcune delle 22 aree per lo snorkeling e le immersioni, consigliate dagli operatori nel periodo che va da ottobre a febbraio. Le acque calde del Golfo di Oman ospitano oltre 20 specie di balene e delfini: per questo il Sultanato è entrato di diritto tra i membri della International Whaling Commission, e segue il regolamento della convenzione sul commercio internazionale delle specie in via di estinzione, la CITES. Le aree naturali che è possibile visitare durante un viaggio in Oman si trovano anche sulla terra ferma dove, peraltro, la fauna è piuttosto varia. Il governo adotta leggi severe sulla caccia, per preservare le specie indigene in via di estinzione, come il leopardo o la volpe del deserto. Tra le riserve da non perdere c'è sicuramente Al-Harasis, nella zona desertica di Al-Wusta, istituita con l'obiettivo principale di proteggere gazzelle e piantagioni di alberi come l'Acacia tortilis. Area di grande interesse per scienziati e ambientalisti, Al-Harasis è conosciuta anche come il santuario dell'orice d'Arabia, di cui vale la pena raccontare brevemente la storia.
La storia dell'orice d'Arabia
L'Oryx leucoryx, o orice d'Arabia, è una antilope di grandi dimensioni originaria delle steppe desertiche. E' un animale molto raro e nel corso degli anni è stato costantemente minacciato di estinzione a causa della caccia di frodo. Gli ultimi avvistamenti in natura di orici d'Arabia sono avvenuti proprio nel deserto di Al-Wusta, all'interno dell'area di Al-Harasis, che dal 1974 è Riserva Naturale per volere del Sultano Qaboos. Oggi al programma di tutela della specie contribuiscono anche il WWF, la IUCN e la SPA. Nel 1962 proprio la SPA lanciò l'Operazione Oryx, con l'obiettivo di proteggere l'animale dall'estinzione: un gruppo di ricerca americano, intraprese un viaggio in Oman e raggiunse Hadrahmut, nello Yemen, dove riuscì a catturare due esemplari maschi di Oryx e una femmina. In seguito altri nove Oryx furono inviati in un parco di Phoenix, in Arizona, dove grazie a un clima molto simile a quello del deserto arabo, i ricercatori avviarono un programma di allevamento di orici in cattività. Nel corso degli anni '80 gli esemplari vennero progressivamente reinseriti nel contesto originario fino a quando, nel 1992, il Sultano Qaboos potè realizzare il suo desiderio di vedere l'orice d'Arabia ripopolare il suo habitat naturale.