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Riviera del Conero, il gomito d'Italia
La Riviera del Conero, il “gomito d’Italia”, corrisponde a quel tratto di costiera marchigiana che si spinge dolcemente verso Oriente. Il Monte Conero segna, proprio come uno sperone osseo, questo delicato spostamento. Il profilo della costa ricorda il gomito di un braccio flesso, come a voler abbracciare tutte le bellezze naturali di quest’area. Qui le falesie calcaree, di un bianco candido, si tuffano nei fondali turchesi del mare, mentre tutt’intorno si rincorrono le distese verdi del Parco Regionale del Monte Conero.
Il risultato di questa interruzione del paesaggio è una varietà naturalistica senza eguali: le spiagge sabbiose cedono il passo alle calette e alle grotte, mentre, poco distante, si distendono le valli, si rigonfiano le colline e i monti si alzano per scrutare l’orizzonte.
Nell’entroterra si alternano città d’arte, piccoli borghi e antichi monasteri. Storia, natura, mare e arte sono onnipresenti. Ma non mancano nemmeno alcune leggende misteriose: sono tantissime, infatti, quelle legate a questi luoghi.
La Riviera del Conero è una delle parti più affascinanti del “corpo” Italia.
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Le alte pendici del Monte Conero contemplano immobili il mare. È difficile distogliere lo sguardo dalle sue acque turchesi. La spiaggia simbolo della riviera è quella delle Due Sorelle, vicino a Sirolo. Antiche leggende orbitano intorno ai due grandi speroni di roccia che emergono dal mare, “le due sorelle”, appunto. La più conosciuta è legata al seducente canto di una sirena che attirava i marinai all’interno della Grotta degli Schiavi. In questo luogo segreto un perfido demone marino imprigionava i malcapitati. A seguito delle malefatte, il demone venne trasformato in pietra e spaccato in due, formando i due grandi scogli che si vedono oggi. La spiaggia che guarda gli speroni è davvero bellissima, con la ghiaia di un bianco accecante. È raggiungibile solo via mare e questo le offre il privilegio di conservare un paesaggio incontaminato. Sempre a Sirolo troviamo anche la spiaggetta Urbani, una perla stretta tra il mare e l’alta rupe rocciosa dove si aprono misteriose grotte. Qui l’aria profuma di pino e il mare è una distesa celeste.
A Portonovo si incontra un lungo tratto di spiaggia candida: la spiaggia di sassi e ghiaia di Mezzavalle. Una mezzaluna bianca abbracciata dalle verdi pareti montuose, un vero incanto naturale che vale il ripido sentiero per arrivarvi. A pochi passi troviamo anche La Vela, così chiamata per via di quello scoglio bianco che emerge dal mare che tanto ricorda la vela di un’imbarcazione. Anche qui la distesa è di sassi e ghiaia chiara. A Numana c’è la famosa spiaggia delle tartarughe, scelta dalle testuggini come luogo ideale per riprodursi. La Spiaggiola è il tratto di costa di Numana alta che si rompe in numerose calette strette tra le pendici del Monte Conero. Numana bassa è, invece, un comodo arenile bianco, perfetto per le famiglie.
Tra gli aspetti naturali più affascinanti della zona ci sono le grotte. Le più celebri sono quelle di Frasassi che sorgono all’interno del Parco Naturale Regionale della gola della Rossa e di Frasassi. Qui, circa 190 milioni di anni fa, iniziò a formarsi un massiccio di calcare stratificato che prese il posto di un antico mare. Nel corso dei secoli i movimenti geologici hanno indebolito il calcare e l’hanno fratturato, venendo così a creare ampie e suggestive cavità sotterranee, erose e plasmate dalla lenta azione dell’acqua sulfurea presente nella montagna. Anfratti, grotte e più di 50 cunicoli sono il risultato di questo costante lavorìo. Tra le più belle c’è la Grotta Grande del Vento, una delle aree speleologiche più famose d’Europa. Da visitare è anche l’Abisso di Ancona, celebre per essere l’ambiente ipogeo più vasto d’Europa. Giusto per farsi un’idea, l’abisso potrebbe contenere l’intero Duomo di Milano. Qui si ammirano stalagmiti che raggiungono i 20 metri, per questa ragione ribattezzate “i giganti”, insieme a maestosi e candidi ammassi cristallini conosciuti come “la cascata del Niagara”. Il percorso musivo all’interno delle grotte include la Sala dell’Obelisco dove si incontra una colossale stalagmite di 15 metri. La Sala delle Candeline è uno degli ambienti più suggestivi: migliaia di sottili stalagmiti affiorano dall’acqua e offrono uno spettacolo unico. Sembra proprio di ritrovarsi all’interno di una cattedrale gotica. La Sala dell’Orsa, invece, è così chiamata per via dell’imponente masso a forma di orso, modellato dalla millenaria erosione dell’acqua. Insomma, il viaggio nelle viscere della terra è un’esperienza che lascia a bocca aperta.
L’abbiamo già accennato: il responsabile di questa preziosa varietà paesaggistica è il Monte Conero, un promontorio che si tuffa nel mare e regala spiagge, grotte e fondali spettacolari. Ma questo Monte dà anche il nome al Parco Regionale del Monte Conero, un’area protetta che comprende 6.000 ettari di macchia mediterranea. La celebre ginestra che diede il nome alla lirica leopardiana vive proprio qui, insieme al corbezzolo e a ben 200 specie di uccelli come il falco pellegrino, il gheppio e il cormorano. Per esplorare tale ricchezza basterà scegliere uno tra i tanti percorsi escursionistici nel parco. Il più impegnativo è anche il più suggestivo. Si tratta della Traversata del Conero che parte da Poggio Sant’Antonio e in circa 4 ore di cammino conduce sino al Belvedere Sud. Un lungo percorso che stanca le gambe ma appaga gli occhi dei viaggiatori. Infatti, una volta raggiunto il belvedere, si ammira un magnifico panorama sulle Due Sorelle. Ma non solo, dopo la scalata, è d’obbligo riprendersi dalle fatiche del cammino con un bicchiere di Rosso Conero. I vitigni che ammantano le colline di questa zona producono il prelibato vino color rubino e dal gusto secco e deciso. Un vero peccato perdere l’occasione di assaggiarlo.
Le ultime propaggini del Monte Conero delimitano l’insenatura dove sorge Ancona. E proprio da quest’ansa prende il nome la città: Ancona deriva dal greco Ankòn, che significa gomito. Ecco svelata l’origine della bizzarra definizione “gomito d’Italia”. La città guarda il mare, la sua antica via di comunicazione con l’Oriente che la rese una fiorente e vivace città mercantile, al pari di Venezia. La città fu fondata dai siracusani nel IV secolo a.C. ed entrò a far parte dei domini di Roma nel II secolo d.C.. Fu l’imperatore Traiano ad ampliarne il porto facendo costruire una banchina lunga 300 metri e il celebre arco trionfale: l’Arco di Traiano. Addossato al colle Guasco sorge il centro storico della città dove si trovano i suoi più importanti monumenti. Qui si ammira l’Arco di Traiano che incornicia il mare con i suoi 13 metri d’altezza posti su un podio di pietra calcarea di 4 metri. Si tratta di uno dei più importanti monumenti romani delle Marche, basti pensare che nel Settecento era richiesto il pagamento di un tributo per la conservazione dell’arco a ogni capitano di bastimento approdato in città: l’equivalente dell’attuale tassa di soggiorno, possiamo dire. Sempre nel centro si incontra anche la cattedrale di San Ciriaco, un meraviglioso esempio di architettura romanica posta in cima al colle Guasco. Da qui il panorama su Ancona, sul porto e sull’Arco di Traiano è sensazionale. Chi ama i panorami mozzafiato non può perdersi quello sul mare che si gode dall’anfiteatro romano che sorge proprio a strapiombo sulla costa.
Sirolo e Numana non sono solo rinomate località marine ma anche centri molto affascinanti. Sirolo è un borgo medievale a picco sul mare. Ovunque ci si volti lo sguardo è rapito da bellissimi scorci sulla distesa celeste del mare, sulle spiagge e sulle rigogliose pendici del Monte. La piazzetta principale è il cuore pulsante della cittadina, elegantissima e vivace. Da qui scende una strada che arriva dritta dritta alla spiaggia, raccolta tra le candide falesie. Numana, invece, si distende sulle pendici meridionali del Monte Conero e si divide in Numana alta e Numana bassa. La prima è tutta da visitare. Si tratta di un caratteristico borgo di pescatori che si affaccia sulla meravigliosa Spiaggiola, la spiaggia più famosa di Numana. Le case coloratissime e le vie sempre fiorite fanno tutto il resto. Nel centro storico si ammira l’antica torre medievale del Pincio e l’Antiquarium che raccoglie i resti dell’antica civiltà Picena che abitò la zona.
La cittadina di Loreto è, invece, un’importante meta di pellegrinaggio. Arroccata sul colle e protetta da alte mura e bastioni, ogni anno ospita migliaia di pellegrini diretti al santuario della Santa Casa. La tradizione vuole che la casa di Maria sia stata trasportata in volo dagli angeli da Nazareth sino a qui. Il luogo è quindi intriso di sacralità. La facciata è maestosa e scenografica e altrettanto lo sono gli interni della chiesa, affrescati da artisti del calibro di Luca Signorelli. Dentro si ammira la Santa Casa, disegnata dal Bramante, una piccola costruzione marmorea con bassorilievi raffiguranti la vita della Madonna.
Ma non si può abbandonare le Marche senza prima aver ripercorso le orme di Giacomo Leopardi. Recanati fu il paese che diede i natali al poeta e sono tantissimi i luoghi che lo ricordano. Primo tra tutti il Palazzo Leopardi, la sua dimora, che si affaccia su piazza Leopardi. Della casa si possono visitare la biblioteca e il museo di oggetti e libri appartenuti alla famiglia. Non sarà difficile immaginare il poeta chino sui fogli, intento a comporre versi, mentre dalla finestra della biblioteca contempla la casa dell’amata Silvia. Piazza Leopardi conserva ancora oggi la stessa vivacità del Sabato del Villaggio, quando “i fanciulli gridando – su la piazzuola in frotta e qua e là saltando – fanno un lieto romore”. Anche Casa di Silvia si trova nella piazza, è una lunga costruzione in parte adibita a scuderia e in parte abitata. La piazzetta è delimitata a nord dalla Chiesa di Santa Maria di Montemorello che conserva l’atto battesimale del poeta. La visita di Recanati non può che terminare davanti “all’ermo colle”, il Monte Tabor, che ispirò l’idillio leopardiano L’infinito. Il parco è collegato al Palazzo Leopardi e lungo i suoi sentieri il poeta passeggiava e traeva ispirazione per scrivere. Oggi il parco è visitabile, si possono ripercorrere le orme di Leopardi e fermarsi ad ammirare il panorama che dall’ermo colle accompagna lo sguardo sino al mare. E improvvisamente sarà tutto più chiaro e sarà facile capire perché questo luogo ispirò uno dei più grandi poeti italiani.