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Vacanze aOristano

Oristano: mare e storia millenaria

La Sardegna è terra di misteriose leggende, antiche rovine, mari paradisiaci, rinomate specialità gastronomiche e, soprattutto, di una varietà paesaggistica senza eguali. E a Oristano tutte queste ricchezze sono fieramente rappresentate. Il Golfo di Oristano è un’insenatura di 22 chilometri bagnata dal Mar di Sardegna.

Il litorale non tradisce le aspettative che qualsiasi viaggiatore ripone sull’isola: spiagge candide bagnate da un’acqua argentea. Lo sguardo potrebbe già considerarsi sazio. Invece basta volgere le spalle al mare per accorgersi che poco lontano dalla costa sorgono boschi, montagne, pianure, parchi naturali e stagni abitati dai fenicotteri rosa. E in questo inatteso e variegato paesaggio si incontrano eleganti città barocche, caratteristici borghi, rovine fenicie e antichi nuraghi. Chi crede che la Sardegna sia solo mare, per quanto questo sia stupefacente, deve sapere che in realtà offre una grande varietà di attività naturalistiche, culturali ed enogastronomiche.

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POV Oristano: cosa fare e vedere

La storia millenaria e le diverse civiltà che hanno abitato questa zona fanno del Golfo di Oristano una delle aree più affascinanti della Sardegna. La sua storia inizia da molto lontano. Esattamente all’Età del Bronzo, quando le campagne che oggi circondano la città divennero un importante centro nuragico e rimasero tali fino all’arrivo dei Fenici, intorno alla seconda metà dell’VIII secolo a.C.. A loro si deve la fondazione di una delle prime città della Sardegna occidentale, Tharros, che divenne anche la capitale. Ma la zona, vicinissima al mare, era troppo esposta agli attacchi e alle incursioni saracene e i suoi abitanti si spostarono presto verso l’entroterra, in un’area più facile da difendere. Così, nel 1070, fu fondata Aristianis – la futura Oristano – capitale del Giudicato di Arborea, una delle quattro province indipendenti della Sardegna. La città è ricordata per essere la base operativa di Eleonora d’Arborea, eroina antispagnola del XIV secolo e promulgatrice della Carta de Logu (il codice di legge datato 1392). Gli sforzi di Eleonora non furono sufficienti a proteggere il territorio dal controllo aragonese che decretò l’inizio di un periodo molto buio, di peste e carestia. Le sorti della città si risollevarono solo molti secoli dopo, più precisamente dal 1820, con la costruzione della strada che collega Cagliari a Porto Torres e con i successivi progetti di bonifica voluti da Mussolini.

decorate fanno del centro di Oristano una località vivace e affascinate. Consigliamo di esplorarla senza fretta partendo dalla piazza principale: Piazza Eleonora d’Arborea, il luogo di ritrovo preferito dagli abitanti del posto. Qui si ammira il palazzo neoclassico del Municipio e la statua dedicata a Eleonora d’Arborea. Da ogni angolo della città è sufficiente alzare lo sguardo per accorgersi che, tra i palazzi, fanno capolino una maestosa cupola a bulbo e un antico campanile dalla cima rivestita di maioliche. L’imponente cattedrale barocca di Santa Maria Assunta invita i viaggiatori a farle visita. Un richiamo al quale è un vero peccato resistere. Qui lo stile gotico trecentesco dell’architettura si mescola fantasiosamente a quello barocco settecentesco degli interni. Nella Cappella del Rimedio si ammira la celebre Annunziata, o Madonna del rimedio, un’importante scultura lignea di Nino Pisano. Per i cultori dell’arte consigliamo anche di non perdere la chiesa di San Francesco che custodisce il Cristo di Nicodemo, una delle opere scultoree più importanti dell’isola. Si può proseguire poi con una visita al Museo Archeologico Antiquarium Arborense che vanta la più importante collezione archeologica della Sardegna. E, per concludere il tour nel centro di Oristano, si può far visita alle sue due torri di guardia: la Torre di Mariano II e la Portixedda. Uniche testimonianze dell’antica città fortificata medievale.

  1. Is Aruttas: una spettacolare distesa di granuli di quarzo bianco. Sembrerà di camminare su un manto di gioielli dalle diverse sfumature di colori, dal bianco al rosa chiaro.
  2. spiaggia di Putzu Idu: poco più a nord, è possibile praticare windsurf e kitesurf. Da qui ci si può unire a una delle tante escursioni che raggiungono l’Isola di Mal di Ventre distante una decina di chilometri dalla costa.
  3. spiaggia di San Giovanni di Sinis: per circa 4 chilometri di costa si rincorrono pareti rocciose di arenaria e basalto che sprofondano a picco sul mare mentre in cima svetta la Torre di San Giovanni che controlla, maestosa, il mare.
  4. S’Archittu, la Spiaggia dell’Arco: un arco di pietra calcarea domina, con i suoi 6 metri d’altezza, la distesa color smeraldo del mare. L’arco protegge la spiaggia dal forte vento e le regala un mare quasi sempre calmo. Di notte, quando viene illuminata dal faro, la spiaggia diventa molto suggestiva, il posto ideale dove concedersi una passeggiata romantica.
  5. Is Arenas è una delle spiagge più lunghe della zona. I suoi 6 chilometri di costa con le altissime dune di sabbia le donano un aspetto davvero singolare. Qui, nelle giornate più assolate, è possibile ripararsi all’ombra della grande pineta che sorge alle sue spalle.

Non si può visitare la zona del Golfo di Oristano senza curiosare nei dintorni. Anche in questo caso basta spostarsi di poco per incontrare paesaggi sempre diversi e inaspettati. A sud di Oristano si estende la Piana di Uras, un bassopiano di campi, lagune e canali sorvegliato dall’alto dal Monte Arci. Il monte, antico punto d’estrazione dell’ossidiana, è una delle otto aree comprese nel Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna. È il luogo perfetto dove godersi una bella passeggiata tra sugherete e leccete, fino a raggiungere la spettacolare sorgente di Acqua Frida. Sempre a sud della città, sorge il grazioso paese agricolo di Santa Giusta affacciato sull’omonimo lago. Qui, da non perdere, c’è la visita all’antica Cattedrale di Santa Giusta che, maestosa e austera, si eleva, come un miraggio nel deserto, nel placido paesaggio lagunare. Sembra appoggiata lì per caso. Procedendo pochi chilometri più a sud si incontra anche lo Stagno S’Ena Arrubia, abitato da fenicotteri rosa, aironi, falchi pescatori e folaghe. Insomma, il luogo giusto dove fare birdwatching.

La Penisola del Sinis è, senza dubbio, una della aree da visitare. Limpide lagune, spiagge bianche, vallate punteggiate qua e là da imponenti nuraghi fanno di quest’area una delle zone più suggestive. Qui si trovano tre cittadine, tutte da esplorare. A Cabras è doveroso assaggiare la bottarga. Il paese è infatti il principale centro sardo per la pesca del muggine, “il pesce di Oristano”, spesso indicato sui menu dei ristoranti con il nome di “sa merca”. Poi il viaggio continua alla volta di San Salvatore di Sinis. Le sue minuscole casette, le “cumbessias”, che circondano una piazza polverosa, hanno fatto da sfondo a numerosi film western. Impossibile non fantasticare: ci si aspetterebbe di vedere un cowboy uscire da un saloon e partire al trotto sul proprio cavallo. In realtà il villaggio è quasi sempre disabitato, tranne che nel mese di agosto quando le piccole case ospitano i pellegrini arrivati in occasione della festa di San Salvatore.

È importante far sosta anche a Tharros per ammirare le antiche rovine. La cittadina era un fiorente porto fondato dai fenici nell’VIII secolo a.C. e ospita un sito archeologico che affaccia direttamente sul mare. Inutile dire che è uno dei luoghi più sensazionali dell’isola.

Spostandosi più a nord di Oristano si incontra la coloratissima cittadina di Bosa. Qui i viaggiatori vengono accolti dalle vivaci casette color pastello addossate al pendio. La città, le sue palme, il castello in cima al monte e le barchette dei pescatori che si specchiano nelle acque del fiume fanno tutto il resto. Sembra di entrare nella tela disegnata da un artista. Tra Oristano e Bosa si eleva il Montiferru, il massiccio vulcanico più alto della Sardegna. Una bellissima area naturale ancora intatta tutta da esplorare. La salita non è ripida ma il percorso per raggiungere la vetta, a più di mille metri di altezza, dura circa 4 ore. Dunque bisogna essere abbastanza sportivi e allenati. Poco distante dal massiccio, per riprendersi dalle fatiche della scalata, sorge il piccolo paesino Seneghe, una tappa obbligata nei tour eno-gastronomici. Qui si produce il miglior olio d’oliva dell’isola, che si è aggiudicato il primo posto al Concorso Nazionale Ercole Olivario nel 1993, e poi di nuovo nel 2009. Ma non solo, questa è la zona di provenienza di una delle più pregiate carni di manzo allevate in Italia, quella del bue rosso, così chiamato per via del manto color ruggine. La zona è perfetta per i buongustai che non devono lasciarsi sfuggire l’appuntamento autunnale dei Prentzas apertas: due giorni in cui il paese offre a tutti l’occasione di visitare gli antichi frantoi, partire per un tour in bicicletta tra gli uliveti, degustare i prodotti locali, e imparare come si conservano le olive. Il tutto accompagnato da un buon bicchiere di Vernaccia. A questo vino è legata un’affascinante leggenda: si narra che a originarlo siano state le lacrime di Santa Giusta, protettrice di Oristano, afflitta per l’epidemia di malaria che incombeva sulla città. La Vernaccia riuscì miracolosamente a proteggere i cittadini dal flagello. Insomma, sembra proprio capace di fare miracoli. Del resto si sa, il vino da queste parti è una cosa seria. Basta ricordare che le procedure della vinificazione furono inscritte nella Carta de Logu. Possiamo dire che il buon vino detta legge!

In Sardegna ci sono luoghi, come il Golfo di Oristano, in cui voltarsi e dare le spalle al mare non è un sacrilegio ma è l’occasione per scoprire che le meraviglie di quest’isola non risiedono solo sulla costa, ma sono custodite anche nell’entroterra e nelle ricette locali.